Perchè Papa Giovanni Paolo II ha aggiunto i

Misteri della Luce

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"Il Rosario è una preghiera semplice e popolare ed il suo scopo è la meditazione della vita di Cristo"


I papi precedenti, e soprattutto Leone XIII, avevano molto incoraggiato la recita del Rosario.

Fin dalla sua elezione, Giovanni Paolo II stesso aveva detto che era la sua "preghiera preferita" e va persino oltre quando propone una modifica nella pratica tradizionale del Rosario. Il fatto è strano, perché il Rosario è una devozione privata, altamente raccomandabile ma non ha il carattere pubblico della liturgia. Se Giovanni Paolo II ha ritenuto di innovare un campo non direttamente specifico della sua autorità, bisogna pensare che abbia avuto seri motivi. Li troviamo rileggendo la Lettera con la quale conclude l'anno del Giubileo del 2000.

Al posto di un bilancio di autocompiacimento, dà alla Chiesa un viatico. Su questo ordine di missione raffigurano due priorità: "ripartire dal Cristo" e "l'arte della preghiera" (6 gennaio 2001). La recita del Rosario si trova all'incrocio di queste due direzioni. Infatti, il Rosario è una preghiera semplice e popolare ed il suo scopo è la meditazione della vita di Cristo, dal "fiat" di sua Madre fino alla sua glorificazione. Per manifestare più chiaramente che il Cristo è nel cuore del Rosario, il papa suggerisce di fermarsi su cinque momenti della vita di Gesù, nei quali Maria è fisicamente assente, ad eccezione delle nozze di Cana. Prima che il papa proponesse questa innovazione, le tre serie di misteri erano dedicate ai momenti importanti dell'anno liturgico: il Tempo del Natale con i misteri gaudiosi; la Passione ed il Tempo pasquale con i misteri dolorosi e gloriosi. Il Tempo " ordinario" che occupa tuttavia il maggior numero di settimane, mancava.

Colui che recitava difilato il Rosario passava, senza transizione, dall'infanzia (Gesù al Tempio a dodici anni) all'agonia nel giardino del Getsemani. Come se la vita pubblica di Gesù fosse stata insignificante. Il Rosario tradizionale corrisponde ai temi trattati, in ogni tempo, dagli artisti cristiani, soprattutto quando le loro opere erano destinate alle chiese. Che si tratti di scultori, mosaicisti, pittori o musicisti, le opere che rappresentano le scene della vita pubblica di Gesù sono molto meno frequenti. Introducendo i misteri luminosi, papa Giovanni Paolo II fa corrispondere meglio la preghiera del Rosario con il ciclo liturgico completo, di cui Natale e Pasqua sono certamente i momenti principali, ma che non devono essere isolati dal resto. Indirettamente, anche se questa intenzione non è menzionata nella Lettera sul Rosario, il papa ha voluto compiere, probabilmente, un gesto ecumenico. La Chiesa cattolica ama la Vergine Maria ma l'ama soprattutto perché è la Madre del Cristo, la Madre di Dio. Maria non è né la sorgente, né il termine della nostra fede. Il Cristo è il primo. Nella stessa linea, il papa raccomanda, in ogni Ave Maria, di citare il mistero del Cristo che meditiamo durante la decina.


Mons. Jacques Perrier

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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